- Lʹeccesso della visione come accesso alla visione
Quelle di Artaud e Bataille sono due vite
parallele: nati a distanza di un solo anno lʹuno dall’altro – il primo
nel 1896, il secondo nel 1897 –, le loro biografie convergono senza mai
incontrarsi frontalmente, sfiorandosi appena attraverso il contatto
quasi simultaneo e per entrambi diretto e polemico con la sfrangiata
pattuglia di scrittori e pittori coagulatasi verso la metà degli anni
’20 intorno alla figura duramente sacerdotale di Breton. Un altro
incontro mancato può essere situato inoltre più o meno negli stessi anni
presso lʹaccademia teatrale di Charles Dullin, ove militava Sylvia
Maklès, a fianco di Artaud, prima di incontrare proprio Bataille,
destinato a diventare suo futuro marito. A questo punto le due vite si
allontanano nuovamente del tutto, pur lasciandosi dietro le tracce di
una gemellarità di intenti che forse aspettano ancora di essere
attentamente decifrate (N. Barberger, Le réel de traviole. Artaud, Bataille, Leiris et alii).
In questo scritto naturalmente non ci
proponiamo un compito così vasto, ma ci limiteremo a segnalare alcuni
punti di contatto che alla fine degli anni ’20 sembrano avvicinare i due
autori; partendo da qui svilupperemo una serie di riflessioni su quella
che potremmo designare come la fase di gestazione del pensiero di
Bataille. Le seguenti considerazioni pertanto, formulate principalmente
sulla base della monografia che nel 1995 Didi-Huberman ha dedicato a
Bataille, coprono un arco di tempo alquanto limitato, corrispondente più
o meno alla durata dell’esperienza di Documents. Ciò
naturalmente non va vista come una restrizione arbitraria, ma piuttosto
indica una tendenza di ricerca nel corso della quale Bataille mette in
campo per la prima volta delle analisi le quali già lasciano
intravvedere la solida imbastitura di un pensiero a venire, il quale
probabilmente proprio in quei primi scritti trova il proprio mobile
radicamento. [...]